TEFAF MAASTRICHT 2023
Da Firenze Internazionale a Roma Eterna: percorsi culturali tra Sette e Ottocento
La Galleria Walter Padovani parteciperà al consueto appuntamento con TEFAF Maastricht, presentando una selezione di opere, tra Sette e Ottocento, che inquadrano Roma e Firenze in una coesistenza di differenti correnti stilistiche e culturali.
Seguendo una linea cronologica, l’attrattiva cosmopolita di Firenze è qui espressa in maniera eloquente da un busto in terracotta raffigurante sir Horace Mann (1706-1786), diplomatico inglese presso la corte toscana e stabilitosi in città a partire dal quarto decennio del 1700.
Ho fatto la conoscenza di Sir Mann, l’ambasciatore inglese, che fu l’idolo di Firenze, molto ricco e dalle più piacevoli maniere, pieno di spirito, di gusto e di un grande amore per le Belle Arti […].
Sono queste le parole con cui Giacomo Casanova (1725-1798) ci descrive nelle sue memorie la figura di Mann.
Il busto ha recentemente preso parte alla mostra The Grand Tour, the two Horaces and the Court of Florence (1740-1786), presso Strawberry Hill (Twickenham; 24 maggio - 21 luglio 2022).
Proseguendo verso il terzo decennio dell'Ottocento, Firenze fa ora da cornice a quel filone naturalistico e all'importante rivoluzione attuata in tal senso da Lorenzo Bartolini (1777-1850), qui presente con un busto marmoreo. L'effigiata è la Contessa Carlotta Barbolani di Montauto (1780 - 1846), nobile fiorentina nonché portavoce di quella facoltosa e internazionale clientela di cui l’artista godette: dalla famiglia Bonaparte, alla famiglia Demidoff, per citare qualche nome.
Proprio Nicola Demidoff si trasferirà nel 1822 a Palazzo San Clemente, all’epoca di proprietà della contessa Barbolani.
Questo busto è testimoniato dal regesto delle opere più conosciute del maestro, redatto da Elisio Schianta, allievo di Bartolini: Madame la Contesse de Montau. Ne eseguì due, uno lo mando a Parigi, l’altro lo ebbe il Principe Demidoff, eseguiti dal Bartolini.
Approdati infine alla volta di Roma, sono qui due dipinti della mano di Bartolomeo Pinelli (1781-1835) che propongono una visione folclorista della Roma contemporanea all’artista. I due soggetti, L’improvvisatore popolare e Il Saltarello, vedono l’animarsi di personaggi stagliati su paesaggi con vestigia romane e propongono in chiave popolare quell'eterno fascino emanato dall'antichità.
L'occhio curioso di Pinelli, eccentrica figura che girovagava per le strade della capitale con un taccuino sempre alla mano, ci restituisce la veracità dei costumi e delle tradizioni del popolo romano di allora.
Le vicende legate alla loro provenienza conducono anche in questo caso verso confini stranieri, poiché legati all'Hotel Adolphus di Dallas, in America, presso cui giunsero da una collezione newyorkese che possedeva in origine quattro dipinti dell’artista. Gli altri due furono acquistati nel 1958 dal Comune di Roma e sono attualmente esposti presso il Museo di Roma, Palazzo Braschi e al Museo di Trastevere.
Come riportato da una lettera del 19 novembre del 1979, i due dipinti erano infatti esposti nell’atrio dell’Hotel, acquistato da Leo F. Corrigan Jr nel 1949 direttamente dagli eredi del fondatore, Adolphus Bush, magnate della birra e filantropo tedesco che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti.