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Unicità, reinterpretazione e memoria: sculture e miniature a TEFAF 2025
Tra le sculture che presenteremo in occasione di TEFAF Maastricht 2025, spicca una terracotta di Arturo Martini, Coro Femminile (circa 1934). Si tratta di un esemplare unico, mai tradotto in altri materiali. Opera evocativa e poetica, il Coro venne donato dall’artista ad Antonello Falqui (1901-1974), appassionato collezionista, ma prima di tutto figura chiave della critica letteraria italiana del suo tempo. La scultura sarà inclusa nel Catalogo ragionato di Arturo Martini, attualmente in preparazione a cura di Nico Stringa.
Di quasi un secolo antecedente è invece il gruppo in marmo di Lorenzo Bartolini, La Carità (1846). Questa scultura è una versione in scala ridotta della celebre La Carità Educatrice, commissionata a Bartolini nel 1817 da Ferdinando III, Granduca di Toscana, per la cappella della Villa di Poggio Imperiale. Il marmo fu completato nel 1835 e il nuovo granduca, Leopoldo II, profondamente colpito dalla straordinaria bellezza dell’opera, decise di esporla nella sua residenza di Palazzo Pitti, dove è tuttora conservata. Recentemente, è stata esposta insieme al gesso conservato nella Gipsoteca Bartolini della Galleria dell’Accademia di Firenze nella mostra Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini, curata da Carlo Sisi e ospitata presso la Fondazione Luigi Rovati di Milano. Il formato domestico di questo monumento testimonia la pratica di Bartolini di realizzare versioni ridotte delle sue opere più celebri, destinate ai suoi illustri committenti.
Completano la selezione due raffinate miniature di un’eminente artista donna, la romana Bianca Boni, Accademica di San Luca. Le miniature raffigurano Salomè con la testa del Battista, tratta da un dipinto di Guido Reni (1575-1642), e La Sibilla Cumana, da Domenichino, pittori che furono gli interpreti principali dell’ideale di Bellezza senza tempo e dunque sempre attuale. Queste miniature sono preziosi ricordi dell’epoca del Grand Tour, quando i viaggiatori facoltosi dell’alta società intraprendevano lunghi itinerari attraverso l’Europa per ammirare con nostalgia il passato, ma anche per conoscere il presente, e la loro produzione costituiva di fatto delle quadrerie tascabili che sopperivano alla frustrazione di non potere entrare in possesso degli inamovibili capolavori ammirati nei Musei.